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Sentenza 2014 della Corte Cost. apre la strada all'utero in affitto.

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Studio della sentenza che ha dichiarato  illegittima la norma costituzionale sul divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) di tipo eterologo (donazione di gameti maschili e femminili) prevista dalla legge n. 40 del 2004. fonte:Bioetica News Torino 22-08-2016

In uno Studio curato dal Centro Cattolico di Bioetica esperti nel settore, giuridico,  medico-scientifico e bioetico (A. Poggi, C.E. Gallo, M. Ronco, C. Peris, G. Palestro, M. Rossino) sollevano , con argomentazioni complesse ma chiare, numerosi punti critici e di contestazione riguardo a tale sentenza che apre «la strada a scelte assai radicali verso la liberalizzazione totale dei processi riproduttivi» e non compatibili con le realtà biologiche che oggi i risultati delle ricerche scientifiche ci consentono di conoscere.

I recenti dibattiti dai toni accesi ripresi dai media nazionali attorno ai pro e contro la maternità surrogata, o altrimenti detta “utero in affitto”, pur essendo vietata nel nostro Paese, dimostrano  come essa non rappresenti una prospettiva lontana.

Infatti, in questo studio viene sottolineata una stretta correlazione tra la Pma  eterologa e la maternità surrogata, intesa, in particolare, come fenomeno di sfruttamento delle donne, specialmente nei paesi economicamente meno sviluppati. In Italia, i centri possono rifornirsi di ovociti all’estero.

La sentenza  presenta un’assenza di tutela di tutti i soggetti coinvolti, come pure della verifica del bilanciamento tra i vari interessi proposti dal Parlamento perché la Corte ha invertito i processi costituzionali di controllo appropriandosi del ruolo del legislatore e compiendo una “scelta politica” che spetta al Parlamento.

Fa infatti prevalere, tra gli interessi in gioco, l’autodeterminazione della coppia su tutti gli altri, in particolare sui diritti del nascituro, senza curarsi della tutela della salute di tutti i soggetti coinvolti.

Inoltre, si basa su un’idea di famiglia non prevista dalla Costituzione e non usa per le sue considerazioni conoscenze biomediche e scientifiche in materia di procreazione, travolgendo così ogni aspetto bioetico.


Poco più di un mese fa, il 30 giugno, nella relazione del Ministero della Salute al Parlamento sono stati resi noti i dati sulla Procreazione medicalmente assistita (PMA) omologa ed eterologa riguardanti l’anno 2014.

Per quella omologa, in riferimento alle  tecniche di I livello (inseminazione semplice), II e III livello (fecondazione extracorporea con tecniche a fresco e  di scongelamento di gameti e l’uso di embrioni crioconservati) si evidenziano, tra i diversi fattori, un aumento dei cicli di trattamento di II e III livello sia a fresco che da tecniche di scongelamento e per questi ultimi, in particolare, crescono quelli di scongelamento degli embrioni mentre continuano a diminuire quelli degli ovociti. Infatti per la crioconservazione degli embrioni si è passati dal 17,5% nel 2013 al 29,9% nel 2014; rispetto al congelamento degli ovociti dal 4,7% nel 2013 al 4,2% nel 2014.

Nell’ambito del II e III livello risalta la cifra di 28.757 embrioni (vita umane sospese) formati e crioconservati nel 2014; circa le gravidanze ottenute, 13.555, quelle con tecniche a fresco sono 10.834 (79%), mentre quelle da scongelamento 2.721 (20,01%).

Più volte è ribadito come importante l’età della paziente, per la possibilità che una gravidanza esiti in un parto, che si riduce con l’aumentare dell’età, portando con sé una percentuale crescente di esiti negativi della gravidanza stessa (aborti spontanei e volontari, gravidanze ectopiche).

A questo riguardo, va notato che il desiderio di avere un figlio o una figlia avviene in età sempre più avanzata, quando la fertilità è ridotta e l’efficacia delle tecniche è limitata.

L’accesso alla PMA è in maggioranza praticato da donne tra 35 e 39 anni per le tecniche a fresco di II e III livello, e di ultraquarantenni (32,9%) che iniziano un ciclo con tecniche a fresco. Viene spesso sottolineato come manchi anche il follow-up a lungo termine sui bambini nati vivi.

Sulla PMA di tipo eterologo, invece i dati raccolti per la prima volta, a partire dalla sentenza 162/ 2014, per un periodo limitato, non sono sufficienti per «fare valutazioni epidemiologiche» (www.salute.gov.it). 

Nel frattempo, la PMA pur essendo «un’opportunità importante per il trattamento della sterilità, non [è]in grado di dare un bambino a tutti, afferma nella Relazione il Ministero della Salute preannunciando così la nuova Giornata del «Fertility Day», istituita il 22 settembre prossimo per sensibilizzare con un piano nazionale informativo e formativo sulla fertilità, rivolto a tutti e in particolar modo ai giovani.


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